Nutrirsi: un’offerta all’anima

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Yoga Journal Italia, per la rubrica di Swami Joythimayananda dal titolo Laboratorio di Ayurveda.

 

Un antico detto indiano recita: “Chi mangia una volta al giorno diventa uno Yogi (persona che gode dell’ambito spirituale), chi mangia due volte al giorno diventa un Boghi (persona che gode dell’ambito materiale), chi mangia tre volte al giorno diventa un Roghi (persona che soffre di una malattia)”.
Da questo proverbio è facile dedurre come il nostro corpo e la nostra mente siano al giorno d’oggi sovraccarichi di cibo, difficile da smaltire in modo adeguato, che dà dunque origine a tossine (Ama).
Secondo l’Ayurveda, non solo il numero di appuntamenti con il cibo dovrebbe essere ridotto nell’arco della giornata, ma anche la quantità di cibo che si ingerisce a ogni pasto andrebbe diminuita e assunta secondo precise proporzioni: ½ di cibo solido, ¼ di liquidi, mentre ¼ di spazio nello stomaco dovrebbe rimanere vuoto.
Queste sono le condizioni ottimali per permettere al fuoco gastrico (Agni) di attivarsi al meglio. Il consiglio è quello di alzarsi da tavola sempre con una leggera sensazione di fame, senza sentirsi appagati o, peggio, troppo sazi. Tutto il cibo dovrebbe infatti essere completamente digerito e assimilato nelle due ore successive al pasto, perché ogni alimento che staziona nello stomaco per più di questo tempo, anche se in origine di ottima qualità o preparato con sapienza, si trasforma in veleno per il corpo.
Il cibo con cui ci nutriamo diventa parte di noi. Qualunque cosa venga assimilata ha un effetto sulla salute del nostro organismo. Secondo la classificazione della medicina moderna il nutrimento derivato dal cibo è composto da proteine, grassi, carboidrati, vitamine, minerali e acqua. Dopo la digestione, il cibo viene scomposto in aminoacidi, acidi grassi e zuccheri.
Queste strutture molecolari di base sono classificate in Ayurveda nelle categorie dei Tridosha: Vata, Pita e Kapa o Mahabhuta (elementi): Terra, Acqua, Fuoco, Aria e Spazio. Noi siamo composti da esse e interagiamo con tutto ciò che ci circonda (esseri viventi e non) attraverso questa natura intrinseca del creato. Una volta che questi cinque elementi di base, costituenti anche del cibo, hanno fatto ingresso nel nostro organismo, sono digeriti dai loro rispettivi enzimi (Agni) e, dopo essere stati assimilati, vengono convertiti nei vari tessuti (Dathu).

Per avere un corpo sano e una mente calma, abbiamo dunque bisogno di nutrirli in modo saggio e corretto (sattvico). Il cibo può essere la fonte del nostro benessere o dei nostri mali. Dovremmo abituarci a considerare anche le qualità spirituali del nostro cibo. L’attitudine giusta è quella di sedersi a tavola come se ci inginocchiassimo di fronte a un altare. In Ayurveda il cibo è considerato sacro, ed è perciò rispettato recitando una preghiera.
Nutrirsi è un’offerta all’anima. È dunque un’attività che dovrebbe essere svolta in uno stato mentale di pace e calma, in compagnia di persone gradevoli o in serena solitudine, in uno spazio curato e tranquillo e, possibilmente, in silenzio. Se consacreremo il cibo con motivazioni spirituali, attraverso la purificazione e la valorizzazione della mente, esso diventerà non solo il corretto nutrimento del nostro corpo, ma anche una cura per la nostra anima.

Nutrizione ayurvedica

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I contenuti sono arricchiti da varie ricette per imparare a cucinare i principali piatti ayurvedici e da numerose tabelle degli alimenti, con le indicazioni specifiche sulle caratteristiche ayurvediche, le azioni che svolgono sull’organismo e l’influenza che hanno sui tre Dosha (forze vitali).

Nutrizione ayurvedica di Swami Joythimayananda, Macro edizioni (Cesena), 287 pagine, € 18,60.

I gusti e i loro effetti sui Dosha

L’Ayurveda ha definito sei diversi Rasa (gusti) che dovrebbero essere presenti nel pasto: dolce, acido, salato, pungente, amaro e astringente. Nelle sostanze, tutti e sei i gusti compaiono sempre ma in proporzioni differenti, in relazione alle proporzioni dei cinque elementi che compongono le sostanze stesse. Nella maggior parte delle sostanze, tuttavia, sono percepibili due o più gusti.
Se usati adeguatamente essi mantengono il corpo sano, altrimenti alterano i Dosha. Tre Rasa aggravano un Dosha, mentre gli altri tre lo equilibrano. Per esempio il pungente, l’astringente e l’amaro alterano (aggravano) Vata, mentre il dolce, l’acido e il salato lo riequilibrano. Ugualmente, il pungente, l’acido e il salato aggravano Pita, mentre il dolce, l’amaro e l’astringente lo pacificano. Il dolce, l’acido e il salato aggravano Kapa, mentre il pungente, l’amaro e l’astringente lo pacificano. Riassumendo, i Rasa aggravano quei Dosha cui essi sono maggiormente simili o che hanno proprietà similari e pacificano attraverso un uso regolare quelli che hanno proprietà opposte.

  • Dolce (Madhura Rasa) si rivela necessario per mantenere il buon funzionamento dell’organismo e lo sviluppo di tutti e tre i Dosha (Vata, Pita e Kapa), possiede, infatti, le più elevate proprietà nutritive. Particolarmente adatto per Pita, moderatamente per Vata e meno per Kapa, ottiene effetti calmanti sulle mucose, è espettorante, blandamente lassativo e antinfiammatorio. Non a caso il pancreas è l’organo bersaglio di questo gusto: in questo organo è prodotta l’insulina, l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri, il cui difetto è responsabile dell’insorgere del diabete.
  • Amaro (Tikta Rasa) è necessario a fini disintossicanti e purificanti, ma è il meno nutriente. Oltre a pulire il sangue dalle scorie, ha la capacità di rendere la mente brillante e luminosa. La sua carenza favorisce la formazione di tossine, che agiscono negativamente sull’apparato cardiocircolatorio: perciò il cuore è l’organo bersaglio del gusto amaro. Va assunto in limitate quantità per tutti i Dosha, particolarmente per Pita, meno per Kapa e molto poco per Vata. Ne basta un piccolo eccesso per causare dannosi squilibri.
  • Salato (Lavana Rasa) è fondamentale per mantenere l’equilibrio idrosalino e dei minerali organici. Occorre per tutti i Dosha, ma in limitate quantità; è utile particolarmente per Vata, moderatamente per Pita e meno per Kapa. In piccoli quantitativi è emolliente e sedativo, stimola la digestione; in quantità maggiori è purgante, fino a indurre il vomito. L’organo bersaglio è il rene, in quanto è deputato, tra l’altro, al riassorbimento dei sali, il cui eccesso è correlato all’ipertensione arteriosa.
  • Acido/Aspro (Amla Rasa) è fondamentale per mantenere l’equilibrio delle sostanze acide e per contrastare la sete. Grazie alle sue proprietà stimolanti, carminative e nutritive, si rende necessario in moderate quantità per tutti i Dosha, particolarmente per Vata, moderatamente per Kapa e meno per Pita. L’eccesso di acidità, tipico di Pita, colpisce particolarmente il fegato e tende a inibire le secrezioni degli organi riproduttivi.
  • Pungente (Katu Rasa) grazie alle sue proprietà stimolanti, carminative e diaforetiche (stimola la sudorazione), è indispensabile per mantenere il metabolismo, per migliorare l’appetito, la digestione e le nostre difese immunitarie. Ha moderate proprietà nutritive, tende a elevare il metabolismo sviluppando i processi organici e favorendo la sensazione di calore corporeo. È necessario in moderate quantità per tutti i Dosha, particolarmente per Kapa, moderatamente per Vata, meno per Pita. In eccesso è disidratante e porta a una scarsa secrezione mucosa delle vie aeree, con effetti sfavorevoli in particolare a livello polmonare.
  • Astringente (Kashaya Rasa) è vitale per mantenere la stabilità e la fermezza dei tessuti organici. Grazie alle sue proprietà di contrazione anche a livello sottile possiede un’attività antidiarroica, antisudorativa, antiemorragica e favorisce il benessere della pelle e delle mucose. È caratterizzato da modeste proprietà nutritive, conferite dall’apporto di sali minerali (per es. le verdure a foglia larga). È necessario in moderate quantità per tutti i Dosha, particolarmente per Pita, moderatamente per Kapa e poco per Vata. Il suo eccesso dà origine a spasmi al colon, con conseguenti malattie colitiche.

Il pasto ideale

In Ayurveda, la sensazione che è immediatamente percepita dalla lingua al contatto con il cibo è chiamata Rasa, cioè gusto. Il gusto è l’essenza degli alimenti, è il primo effetto del cibo sul corpo, ed è indispensabile per far funzionare l’organismo. Il sistema nervoso centrale, infatti, trasmette le informazioni relative al gusto, informando gli organi digestivi e attivando le secrezioni appropriate per ogni specifico gusto. Per questo motivo è importante masticare e ingerire lentamente ogni boccone, assaporando bene il cibo.
In generale, scegliamo cibi con qualità pura (sattvica), cioè fresca, nutriente ed equilibrata, valutando la disponibilità stagionale, le differenti varietà e la salubrità degli stessi. Iniziamo il pasto consumando gli alimenti dal gusto aspro, che umidificano lo stomaco e stimolano il fuoco gastrico per favorire una buona digestione. Proseguiamo con gusti piccante o pungente, amaro e astringente (in particolare, il gusto amaro aiuta a penetrare, mentre l’astringente aiuta a digerire). Terminiamo infine con cibi dolci, in limitate quantità, che danno una sensazione di soddisfazione a fine pasto.

Consigli su come alimentarsi nella stagione calda

In questo periodo è opportuno intraprendere una dieta specifica ed efficace per la pulizia di polmoni, stomaco, intestino, fegato e reni.

  • Evitiamo gli alimenti ricchi di lipidi e di zuccheri (carni grasse e salumi, fritture, dolci, snack industriali ecc).
  • Assumiamo in maggior quantità frutta e verdura fresche, cereali integrali, legumi, noci, latte e semi, poiché portano l’equilibrio dei cinque elementi nel corpo e sono ricchi di sostanze ringiovanenti.
  • Prediligiamo l’assunzione di ortaggi di stagione, come tarassaco, carciofi, bietole, carote, cavoli, ravanelli, ortica, cipolla, che hanno un’azione disintossicante, quindi purificano e migliorano l’azione del fegato. Scegliamo vegetali ricchi di potassio, come patate, spinaci, kiwi e banane.
  • Beviamo almeno due-tre litri di liquidi al giorno, anche sotto forma di tisane o infusi.
  • Evitiamo il consumo di alcolici, l’alcol infatti ha un’azione tossica sul fegato. Mezzo bicchiere di vino alla sera è accettabile, ma evitiamo in assoluto i superalcolici.
  • La fragola e l’amarena sono i frutti più indicati perché sono diuretici e favoriscono l’eliminazione di acidi urici e scorie.
  • Limitiamo i condimenti come il sale, in particolare quello marino, poiché aumenta la ritenzione idrica, data l’alta concentrazione di sodio che contiene, e preferiamo il sale di miniera.
  • Non eccediamo con olio, spezie e aromi.