Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Yoga Journal Italia, per la rubrica di Swami Joythimayananda dal titolo Laboratorio di Ayurveda.
La pulizia della bocca rappresenta una delle pratiche più importanti per l’Ayurveda, poiché la corretta igiene del cavo orale può garantire protezione anche al resto dell’organismo. È importante che tutta la zona sia priva di “tossicità”, con particolare riguardo per la lingua che, durante la notte, rilascia gran parte delle tossine sprigionate da stomaco, polmoni e fegato.
Fondamentale a questo scopo è lavarsi i denti con un dentifricio che abbia la consistenza di una polvere (le paste dentifricie attualmente in commercio, infatti, avendo una consistenza simile a quella delle tossine stesse e contenendo addensanti a base di olii di vario tipo, non hanno la capacità di assorbire completamente i residui) e che contenga cinque gusti fondamentali:
- amaro, che penetra fino alla profondità delle cellule
- pungente, che distacca le scorie dai tessuti
- astringente, che aiuta a raccoglierle in modo da espellerle più facilmente
- aspro e salato, che contribuiscono a mantenere la bocca umidificata in modo corretto
- il gusto dolce, invece, assai frequente nei comuni dentifrici, facilita l’addensamento di depositi su smalto e gengive, con conseguente proliferazione di batteri.
Secondo l’Ayurveda, il dentifricio più indicato a chi vuole seguire anche nei gesti più comuni uno stile di vita all’insegna della cura della propria persona è dunque il rasadanti (in sanscrito rasa significa “essenza”, mentre danti sta per “denti” e suona simile all’italiano), un prodotto naturale privo di controindicazioni, ottimo per sostenere i nostri denti nella loro “battaglia” quotidiana.
Le principali caratteristiche di questo dentifricio, che si presenta sotto forma di una polvere dal colore vermiglio, sono il frutto di una miscela di erbe che permettono al prodotto di raggiungere caratteristiche benefiche per la nostra bocca.
Tra gli aromi presenti in questa polvere profumata, ricordiamo salvia, rosmarino, menta e maggiorana, che conferiscono al prodotto un buon sapore. L’ingrediente principale del rasadanti è invece una polvere con funzione astringente ricavata dall’argilla che, grazie alla sua qualità antibatterica e antinfiammatoria, aiuta a rinforzare le gengive, proteggendole da arrossamenti e perdite di sangue (in alternativa si può utilizzare anche la polvere di carbone o l’argilla verde o la polvere di cenere di legni specifici, come il guscio delle mandorle).
Un’altra componente di questa miscela è la triphala (letteralmente “tre frutti”, in dettaglio: Emblica officinalis, Terminalia chebula, Terminalia bellerica), che conferisce al prodotto il caratteristico sapore aspro.
Per utilizzare il rasadanti basta versarne una piccola quantità (circa la punta di un cucchiaino) sul palmo della mano e raccoglierla con le spatole inumidite dello spazzolino, in modo che la polvere si addensi leggermente prima di essere portata alla bocca.
Il rasadanti può essere anche applicato direttamente sulle dita, per massaggiare le gengive e il palato alto, con un’azione che consente di prevenire le infiammazioni alle tonsille e la formazione di carie e tartaro.
Chi tiene pulita la lingua tiene pulito il suo cuore
Nella cultura vedica la lingua è considerata un canale privilegiato che comunica direttamente con il cuore. Non a caso un antico proverbio indiano afferma che “chi tiene pulita la lingua tiene pulito il suo cuore”. Considerando che secondo la filosofia vedica l’anima risiede nel cuore, diventa chiara l’importanza di svolgere con attenzione ogni giorno la pulizia della lingua.
Per eliminare le scorie che si depositano su di essa si può utilizzare un apposito strumento chiamato “puliscilingua” (in sanscrito jiva tahadu, cioè “lingua” e “metallo sottile”): ecco la prima azione che l’Ayurveda consiglia di svolgere appena alzati (e a stomaco vuoto)!
Al contrario di quanto accade per i denti, non è necessario pulire la lingua subito dopo i pasti, perché le tossine si accumulano su questo muscolo durante la digestione; i tre momenti più indicati per svolgere questa operazione sono dunque il mattino presto, a digiuno, il pomeriggio e la sera prima di dormire.
Si consiglia di utilizzare un puliscilingua in acciaio, bandendo quelli in plastica o in rame, con l’accortezza di asciugarlo bene dopo ogni utilizzo per evitarne l’ossidazione.
Una curiosità? In India, allo stesso scopo, si utilizza la nervatura centrale delle foglie di palma… un modo ecologico ed economico per avere sempre la lingua in perfetta forma!
Quel che la lingua racconta…
Nella visione olistica della tradizione vedica, la lingua corrisponde infatti a tutto il corpo. In particolare, la sua base corrisponde alla cavità pelvica, risalendo troviamo corrispondenza con cavità addome, toracica e gola, mentre nella punta “risiederebbe” la cavità cranica.
Una maggiore quantità di depositi sul fondo della lingua, dunque, è indice di affaticamento o problemi agli organi escretori e riproduttivi. Se i depositi si trovano ai lati, con tutta probabilità saranno i reni a essere coinvolti. Leggendo la lingua come se fosse il tronco del corpo è dunque possibile azzardarsi a fare una approssimativa autodiagnosi, anche se per una si consiglia di rivolgersi a un esperto.
È possibile eseguire una diagnosi del paziente, monitorando la condizione di alcuni organi, anche osservando il colore dei residui che rimangono sulla lingua: depositi bianchi derivano da tossine di stomaco, polmoni, reni; depositi giallastri sono segno di affaticamento di fegato e intestino; mentre depositi scuro-rossastri sono da attribuire a problemi del colon.