Gastrite – Ulcera – Reflusso

“ALIMENTAZIONE AYURVEDICA PER IL RIEQUILIBRIO DELL’APPARATO GASTROENTERICO E DELLA FLORA BATTERICA INTESTINALE”

di maestro Vaidya Swami Joythimayananda

 

INTRODUZIONE ALL’AYURVEDA

Il termine Ayurveda deriva da “Veda” conoscenza e da “Ayu”, cioè vita, quindi il suo significato è conoscenza della vita o meglio l’arte del buon vivere. E’ un grande dono dall’India al mondo. Non si tratta solo di una scienza  poiché racchiude in sè filosofia, arte e disciplina, essa offre una visione completa dell’esistenza. Lo scopo della vita non è la mera esistenza ma qualcosa a cui noi tutti dobbiamo aspirare, è un obbiettivo che dovrebbe dare un senso a tutte le nostre azioni quotidiane. Lo stile di vita quotidiano, l’adattamento ai cambiamenti stagionali, l’alimentazione e il contatto con la natura sono molto importanti, l’Ayurveda ci insegna a conoscere quale è al nostra vera natura e il nostro ambiente e a mantenere l’equilibrio tra noi e l’universo. In occidente spesso si sente parlare di Ayurveda in modo superficiale e riduttivo indicando solo preparati a base di erbe e sostanze naturali, massaggi, varie pratiche di purificazione, rilassamento e bellezza abbinate alla cosmesi. Ma l’Ayurveda tratta della conoscenza globale di vita è una scienza tradizionale antica che si può considerare “complementare” alla medicina occidentale.
Lo scopo principale dell’Ayurveda è quello di conservare la buona salute nell’uomo sano in modo da dare sostegno ai quattro principali scopi (Dharma, Artha, Kama, Moksha) della vita. L’Ayurveda ha classificato tre energia vitali (Tridosha)corporei ognuno dei quali ha a sua volta delle sottodivisioni con una sede e una funzione particolare. Se questi si trovano in normale equilibrio mantengono la salute, mentre il loro squilibrio ouò essere la causa di numerosi disturbi.

TRIDOSHA

I concetti più importanti dell’Ayurveda è quello dei Tridosha: Vata, Pita e Kapa. I tre dosha vengono presi in considerazione nel determinare la costituzione individuale, l’origine degli squilibri, i trattamenti, i metodi per mantenere la buona salute, la routine giornaliera e stagionale, le pratiche di purificazione (Panchakarma), le pratiche di tonificazione (Rasayana), il massaggio, il tipo di esercizio fisico e anche l’alimentazione. Quindi è importante capire il concetto di Agni e digestione.

AGNI E AMA

Il termine Agni in sanscrito significa “fuoco” e viene usato per descrivere le forze che spezzano in micro le sostanze che consumiamo. Agni, con il suo potere di trasformazione ha il compito di favorire la digestione e l’assimilazione degli alimenti, questo compito viene svolto dagli enzimi.
L’Ayurveda parla principalmente di tredici tipi di enzimi:

Jathara Agni, che agisce nello stomaco e nel tratto intestinale. Questo gruppo di enzimi (saliva, acido cloridrico, bile, succo pancreatico ecc.) provvede alla demolizione degli alimenti appena assunti dall’esterno in modo da renderli assimilabili nei successivi processi di digestione.
I 5 Bhuta Agni, localizzati principalmente nel fegato. Trasformano il cibo demolito in rendendo gli 5 elementi di cui è composto omologhi e quindi assimilabili agli elementi presenti nell’organismo.
I 7 Dhatu Agni, sette gruppi di enzimi, ogni dhatu (tessuti) ha il suo particolare Agni per assimilare suo fa bisogno nutrizionale

APPARATO DIGERENTE

La maggior parte dei disturbi fisici e psichici nascono da una inadeguata assimilazione dei cibi.
Per una buona digestione e assimilazione gli organi digestivi devono essere sani.
I cibi di cui ci nutriamo devono essere correttamente preparati, consumati, digeriti, assimilati, e anche eliminati. Il risultato di una buona digestione dipende da come consumiamo il cibo, dalla giusta quantità in cui lo assumiamo e da un appropriata combinazione degli alimenti. Il processo di trasformazione nell’Ayurveda viene chiamato Agni (fuoco digestivo o enzimatico). E’ bene sapere che esistono vari tipi di Agni, e che ognuno di loro ha un ruolo molto importante nel nostro organismo. Un eccesso o carenza di Agni provoca disturbi o malattia.
Il canale digerente in Ayurveda viene chiamato Annavaha Srota o anche Mahasrota, mentre dove avviene la digestione, assimilazione ed eliminazione dei cibi viene chiamato Annapachana.
Il processo digestivo secondo la visione ayurvedica può essere così riassunto:

Sthula Pachana (digestione grossolana) procede dalla bocca allo stomaco fino all’intestino finché il cibo, attraverso il fuoco gastrico (Jadagni) viene trasformato in nutrimenti fluidi (Aahar Rasa).

Shuksma Pachana (digestione sottile) avviene nel fegato con 5 Bhutagni e nei 7 tessuti con Dhatuagni.

La prima fase della digestione, chiamata Stula Pachana, comincia nella bocca attraverso la miscelazione del cibo con Bodhakakapa, che percepisce il gusto ed è associata con l’anima. Questa digestione parziale viene poi inviata, tramite l’azione di Udana e Pranavayu attraverso la gola e l’esofago, allo stomaco.
Nello stomaco avvengono tre importanti azioni: Samanavayu, muovendo il cibo, lo mescola con Kledaka Kapa che ammorbidisce il cibo per facilitarne la digestione; Pachakapita spezza il cibo minutamente. Mentre il fuoco digestivo (Jadagni) trasforma il cibo in fluido.
Nella prima ora successiva all’assunzione del cibo, nello stomaco, il fluido assume un gusto dolce (Madhur avasta paka) che rappresenta il Kapa ed è chiamato Poshak Kapa
Nella seconda ora la digestione si svolge nell’intestino tenue ed è chiamata Pitakal. Il cibo fluido entra nell’intestino tenue (Laghu antra) in cui la digestione continua ed il fluido assume un gusto acido (Amla avasta paka) che rappresenta Pitta Dosha ed è chiamata Poshak Pita.
Qui, Samanavayu separa la parte utile (Saar) e da quella non utile (Kitta). Saar verrà assorbita (Grahana) attraverso i villi intestinali (Rasavahini), mentre Kitta verrà convogliata verso il colon. Samanavata è responsabile della separazione e dell’assorbimento mentre Kapa è responsabile della formazione del scorie (Kitta). Dopo una completa digestione, il fluido nutriente (Ahar Rasa) viene ulteriormente digerito con il fuoco dei 5 elementi del fegato (Bhutagni) ed assume la proprietà dei cinque elementi di nutrire tutti i 7 tessuti.
Nel colon (Pakvasya) Kitta assume il gusto pungente (Katu avasta paka) che rappresenta Vata Dosha e si chiama Poshak Vata. Dopo la separazione effettuata da Samanavayu nell’intestino, Vyanavata distingue il resto del fluido tra feci, urina e sostanze fluide che possono ancora essere utilizzate dal corpo; dopo la separazione degli scarti la parte utile viene assorbita dalla capillarizzazione del colon.
Con l’azione di Apanavayu le feci si muovono ora verso il retto mentre l’urina verso la vescica. Nel processo di digestione il cibo viene digerito da Pachakapita con l’aiuto di Kledakakapa, assorbito da Samanavayu e Vyanavayu mentre le scorie vengono eliminate da Apanavayu.
La parte di nutrimento (Saar) viene assorbita dai tessuti per l’azione di Samanavayu attraverso Rasavahini e la parte non utile (Kitta) viene eliminata in forma di scorie (Tremala) attraverso il retto (Gudam) per l’azione di Apanavayu
Durante la digestione i tre Dosha vengono coinvolti in aspetti nutrizionali (Poshya Dosha) in tre differenti sedi: nello stomaco lo stato di cibo Poshya Dosha Kapa, nell’intestino lo stato di Poshya Dosha Pita e nel colon lo stato di Poshya Dosha Vata. Questi Poshya Dosha sono responsabili per tutti i Dosha del corpo.
Dhatu posana significa: ”i sette tessuti nutriti da Ahar Rasa”, quindi l’appropriata produzione della Ahar Rasa è importante per un buon funzionamento dei tessuti, che sostengono il corpo Un Agni corretto consente una digestione ottimale che porta ad un corretto funzionamento dei tessuti, del corpo e della mente; un funzionamento improprio di Agni provoca molti disturbi.
I sintomi più comuni di una alterata dell’Annavaha Srota sono: nausea, mancanza del gusto, indigestione, anoressia, meteorismo, dolore, gonfiore, tensione, bruciore e pesantezza addominale, colite, singhiozzi ecc…
Le cause principali sono: assunzione irregolare di cibi; cibi non bilanciati, pesanti, eccessivi, freddo o caldo eccessivi, eccesso di cibi secchi, pungenti, salati o dolci. Preparazione non adatta, mangiare con l’umore sbagliato (tristi, preoccupati ecc..).

FLORA BATTERICA INTESTINALE

L’apparato digerente, in particolare l’intestino, é colonizzato da moltissimi microrganismi che, nel loro insieme, costituiscono la flora batterica intestinale. La popolazione della flora batterica potenzia Kapadosha attraverso la produzione di sostanze che aumentano l’energia di difesa (sistema immunitario) e il potere costruttivo. I batteri presenti nell’ intestino sono responsabili della fermentazione del materiale indigerito e producono sostanze che sono una fonte di energia per le cellule dell’intestino e della mucosa intestinale. La popolazione batterica svolge una funzione di difesa contro i virus patogeni conservando così la vitalità dell’ uomo.
Un giusto equilibrio della flora batterica mantiene uno stato di salute generale stabilizzando la forza immunitaria, favorendo i processi digestivi e l’assorbimento, mantenendo sana ed efficace la mucosa intestinale prevenendo disturbi come colite, diarrea, costipazione.
Lo squilibrio della flora batterica può portare vari disturbi che dipendono da vari fattori come: l’età, una dieta non equilibrata e consumo di cibi prevalentemente industriali, eventuali infezioni in corso abuso di farmaci, inadeguato stile di vita.
Quando diminuisce la flora intestinale, i batteri funzionano tra loro con un atteggiamento distruttivo diminuendo così la forza di Kapadosha causando disturbi non solo a livello intestinale ma anche in altre parti del corpo come: infezioni vaginali, respiratorie, dentali
Le cause di una disarmonia fra i batteri che compongono la flora intestinale sono numerose, e come già accennato in precedenza possono dipendere da una dieta poco variata soprattutto povera di fibre cibi molto raffinati, cibi industriali, pasti assunti con troppa fretta , scarsa masticazione del cibo, ritmi di vita irregolari e frenetici, assunzione di cibi che sono incompatibili tra di loro, vita sedentaria, stress psicofisico abuso di farmaci (analgesici, sonniferi, anti depressivi, lassativi, antibiotici ) e gli inquinanti contenuti nei cibi (coloranti, solventi, ormoni, pesticidi ecc.)

Quindi come migliorare e mantenere l’equilibrio della flora batterica?

L’Ayurveda consiglia di assumere cibi che possiedano al loro interno microrganismi vitali (fermenti lattici) come ad esempio lo yogurt. Lo yogurt prodotto industrialmente non possiede le caratteristiche adatte ad influenzare positivamente la flora batterica intestinale. Nella tradizione Ayurvedica da migliaia di anni viene utilizzato un preparato a base di yogurt e riso chiamato MUOR o KADI che significa fermenti , alla quale si da molta importanza per il riequilibrio della flora batterica intestinale e che rappresentano l’equivalente dei cosiddetti fermenti probiotici.
Il metodo di preparazione è un elemento importante ai fini di ottenere un buon risultato. Si raccomanda principalmente di utilizzare per la sua preparazione dello yogurt naturale fatto in casa unito ad un po’ di riso ben cotto, tutta la notte va lasciato riposare in un contenitore di terracotta, e al mattino và assunto quando è semiliquido a stomaco vuoto.
Il muor è fondamentale per dare una buona protezione a Kapadosha e di conseguenza a tutta la flora batterica intestinale. I batteri presenti nell’intestino trovano una buona soddisfazione da questo alimento e possiamo dire che stringono “una buona amicizia tra loro”che viceversa viene persa con l’assunzione di preparati esclusivamente industriali che sono poveri di nutrimento e possiedono al loro interno numerose sostanze che ostacola questo stato di armonia. Non va dimenticato che uno stato di armonia della flora intestinale porta ad uno stato di equilibrio globale tutto il sistema.
Inoltre e di fondamentale importanza assumere cibi bilanciati integrali ricchi di fibra che devono contenere tutti i cinque elementi, rispettando sempre la propria costituzione individuale e la stagione. Nella stagione invernale ad esempio sono consigliati cibi riscaldanti, energetici, oleosi con gusto pungente, salato ed aspro. In estate vanno invece i cibi rinfrescanti, leggeri, liquidi e i gusti dolci. Assumere il cibo ad intervalli di tempo regolari senza fretta, preoccupazione, tensione ed emozione. Consumare giusta quantità, qualità e combinazione, nutrirsi con cibo preparato sempre al momento. Fare pasti leggeri, caldi, e digiunare spesso.